La mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso;
ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città.
Italo Calvino, Lezioni americane
Il tulle è un tessuto mai del tutto trasparente, che modifica la percezione di ciò che traspare al di là delle sue maglie. È la polvere che si accumula sulle statue degli archivi dei musei: sculture nascoste alla vista in un luogo che mostra. È la polvere che modifica la tintura dei quadri antichi e ne crepa le superfici.
Quando ho cominciato a intrecciare immagini volatili col tessuto, volevo esprimermi in merito allo stravolgimento dei paradigmi. In molti progetti sono ritratti corpi celesti (e non) appartenenti a un passato che ci sovrasta, battezzati con nomi che non gli appartengono. In Stimmung ho esposto i miei dubbi su zenit e nadir: un totalmente sopra e un totalmente sotto in un universo fatto di sfere (che non sono davvero sfere) che seguono orbite (ma ricalcano davvero quelle linee così nette che compaiono sugli atlanti?).
Idem per il battesimo di una costellazione: la nascita di una affinità tra stelle prive di qualsiasi legame di parentela, una riduzione a due dimensioni di uno scenario che ne ha almeno tre, composto da strati e strati di anni luce. Nel progetto Nautilus mi sono soffermato sulla volatilità del tempo e sulla leggerezza con la quale noi mortali ignoriamo le trasformazioni da lui imposte. Una volta conchiglia, durante il suo percorso sulla linea cronologica il mollusco ha assorbito pulviscolo su pulviscolo sino a tramutarsi in pietra fossile. Cosa resta dell’originale? Solo il nome, una caratteristica che l’ammonite non sapeva neanche di avere. Si dovrebbe osservare con una leggerezza che non è superficialità, come ricorda Calvino, i cumuli di tempo e spazio trascinati da tali antichi testimoni: chi osserva le mie opere in tulle è caldamente invitato a farlo.